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avendo udito già per cosa vera
che  l Tiranno Ezzelin l armi apparecchia.
Furo onorati e si fermâr la sera,
né trattar piú de la proposta vecchia;
ma di cambiar la Secchia in que baroni,
eccetto il Re, ch essi tenean prigioni.
Letteratura italiana Einaudi 190
Alessandro Tassoni - La secchia rapita
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Il Potta, che  l disegno a cenni intese,
rispose lor ch era miglior riguardo
finir tutte le liti e le contese,
e barattar la Secchia col Re sardo,
e  l Duca di Cremona e  l Gorzanese
col signor di Faenza e con Ricciardo:
e in questo si mostrò sí risoluto,
che d ogn altro parlar fece rifiuto.
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Gli ambasciatori, a quali era prescritto
quanto dovean trattar, spediro un messo,
ch andò dal campo a la città diritto
a ragguagliarne il Reggimento stesso:
e in tanto il figlio di Rangone invitto
e  l buon Manfredi, a cui fu ciò commesso,
condussero a veder le lor trinciere
gli ambasciatori, e l ordinate schiere.
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Menârgli a spasso poi dove alloggiate
Renoppia le sue donne avea in disparte,
non quelle tutte, che con lei passate
erano pria, ma la piú nobil parte.
Stavano a lor ricami intente armate
imitando Minerva in ogni parte:
ma lasciar gli aghi e fêr venir in tanto
il cieco Scarpinel con l arpa e  l canto.
Letteratura italiana Einaudi 191
Alessandro Tassoni - La secchia rapita
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Questi in diverse lingue era eloquente,
e sapeva in ciascuna a l improviso
compor versi e cantar sí dolcemente,
ch avrebbe un cor di Faraon conquiso.
L arpa al canto accordò subitamente;
e poiché fu d intorno ogn un assiso,
col moto de la man ceffi alternando
incominciò cosí tenoreggiando.
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 Dormiva Endimion tra l erbe e i fiori
stanco dal faticar del lungo giorno,
e mentre l aura e  l ciel gli estivi ardori
gli gían temprando e amoreggiando intorno,
quivi discesi i pargoletti Amori
gli avean discinta la faretra e  l corno,
ch a i chiusi lumi e a lo splendor del viso
fu loro di veder Cupído aviso.
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Sventolando il bel crine a l aura sciolto
ricadea su le guancie in nembo d oro;
v accorrean gli Amoretti, e dal bel volto
quinci e quindi il partían con le man loro;
e de fiori onde intorno avean raccolto
pieno il grembo, tessean vago lavoro,
a la fronte ghirlanda, al piè gentile
e a le braccia catene, e al sen monile.
Letteratura italiana Einaudi 192
Alessandro Tassoni - La secchia rapita
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E talor pareggiando a l amorosa
bocca o peonia o anemone vermiglio,
e a la pulita guancia o giglio o rosa,
la peonia perdea, la rosa e  l giglio.
Taceano il vento e l onda, e da l erbosa
piaggia non si sentía mover bisbiglio;
l aria e l acqua e la terra in varie forme
parean tacendo dire: «Ecco, Amor dorme».
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Qual ne celesti campi, ove il gran toro
s infiamma a i rai di luminose stelle,
sogliono sfavillar con chioma d oro
le figliole d Atlante, alme sorelle;
ch a la maggiore e piú gentil di loro
brillando intorno stan l altre men belle:
tal in mezzo agli Amori Endimione
parea tra l erbe e i fior de la stagione.
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Quando la bella Dea del primo cielo
tutta cinta de rai del morto sole,
a la scena del mondo aprendo il velo
le campagne mirò tacite e sole;
e sparsa la rugiada e scosso il gielo
dal lembo sovra l erbe e le viole,
a caso il guardo in quella piaggia stese,
e vaga di veder dal ciel discese.
Letteratura italiana Einaudi 193
Alessandro Tassoni - La secchia rapita
52
Sparvero i pargoletti a l apparire
de la Dea spaventati; ed ella, quando
vide il giovane sol quivi dormire,
ritenne il passo e si fermò guardando.
L onestà virginal frenò l ardire:
e ne gli atti sospesa e vergognando,
avea già per tornare il piè rivolto;
ma richiamata fu da quel bel volto.
53
Sentí per gli occhi al cor passarsi un foco
che d un dolce desio l alma conquise:
givasi avicinando a poco a poco,
tanto ch al fianco del garzon s assise;
e di que vaghi fior, ch avean per gioco
gli Amoretti intrecciati in mille guise,
s incoronò la fronte e adornò il seno,
che tutti fur per lei fiamma e veleno.
54
Trassero i fior la man, la mano i baci
a le guance, a le labbra, a gli occhi, al petto,
che s impresser sí vivi e sí tenaci,
che si destò smarrito il giovinetto.
Al folgorar de le divine faci
tutto tremò di riverente affetto;
e ad atterrarsi già ratto surgea,
s ella non l abbracciava e nol tenea.
Letteratura italiana Einaudi 194
Alessandro Tassoni - La secchia rapita
55
Anima bella, disse, e dormigliosa,
che paventi? che miri? I son la Luna
ch a dormir teco in questa piaggia erbosa
amor, necessità guida e fortuna.
Tu non ti conturbar, siedi e riposa;
e nel silenzio de la notte bruna
pensa occultar l ardor ch io ti rivelo,
o d isperimentar l ira del cielo.
56
O pupilla del mondo, in cui la face
del sol s impronta, pastorello indegno
son io, disse il garzon: ma se ti piace
trarmi per grazia fuor del mortal segno,
vivi sicura di mia fé verace;
e questo bianco vel te ne sia pegno,
ch a mia madre Calice Etlio già diede
mio padre, in segno anch ei de la sua fede.
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Cosí dicendo, un vel candido schietto,
che di gigli di perle era fregiato,
e  l tergo in un gli circondava e  l petto
giú da la spalla destra al manco lato,
porse in dono a la Dea, ch ogni rispetto
già spinto avea del cor tutto infiammato,
e come fior che langue allor ch aggiaccia
si lasciava cader ne le sue braccia.
Letteratura italiana Einaudi 195
Alessandro Tassoni - La secchia rapita
58
Vite cosí non tien legato e stretto
l infecondo marito olmo ramoso,
né con sí forte e sí tenace affetto
strigne l edera torta il pino ombroso;
come strigneansi l uno a l altro petto
gli amanti accesi di desio amoroso:
saettavan le lingue in tanto il core
di dolci punte, che temprava Amore.
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Cosí mentre vezzosi atti e parole
guardi, baci, sospiri e abbracciamenti
facean dolcezze inusitate e sole
a gli amanti gustar lieti e contenti;
levò la diva l uno e l altro sole,
accusando le stelle e gli elementi,
poiché con tanti e con sí lunghi errori
seguite avea le fiere e non gli amori.
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Misera me, dicea, quant error presi
quel dí ch io presi l arco e  l bosco entrai!
quant anni poscia ho consumati e spesi,
che di ricoverar non spero mai!
o passi erranti e vani e male intesi,
come al vento vi sparsi e vi gettai!
quant era meglio questi frutti corre,
ch a rischio il piè dietro a le belve porre!
Letteratura italiana Einaudi 196
Alessandro Tassoni - La secchia rapita
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Or conosco il mio fallo, e farne ammenda
vorrei poter; ma il ciel non me  l consente:
restami sol che del futuro i prenda
pensier, di cui mai piú non sia dolente.
Però l aria, la terra e  l mare intenda
quel che di terminar già fisso ho in mente,
e la legge, ch io fo, duri col sole
sovra me stessa e la femminea prole.
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Io stabilisco che non copra il cielo,
ch io governo, mai piú femmina bella
(eccetto alcune poche ch io mi celo
che fien di me maggiori e d ogni stella),
che sopporti con casto e puro zelo
finir la vita sua d amor ribella,
e che stia intatta di sí dolce affetto,
se non mentitamente o al suo dispetto. 
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Volea l orbo seguir, come dolente
tornò la diva a la sua bella sfera:
se non che lo mirò di sdegno ardente
Renoppia, e in voce minacciosa e altera,
 Accecato de gli occhi e de la mente,
brutta effigie, gli disse, anima nera,
va , canta a le puttane infame e sciocche
queste tue vergognose filastrocche. [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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